Anche stamattina terso e soleggiato. La nostra camminata parte sotto i migliori auspici.
La sveglia anticipata, la colazione rapida, la trepidazione, la voglia di mettersi alla prova, il sentiero che sale, la nostra fila compatta, a tratti silenziosa per risparmiare il fiato. Prima la strada forestale, poi il bosco e finalmente la valle si apre di più rivelando l’imponenza e la maestosità delle cime. Diversi di noi si fermano alla prima tappa (700 metri di dislivello circa), mentre un manipolo di temerari sale fino al rifugio Mulaz coprendo altri 800 metri di dislivello. Da lì si ammira un panorama mozzafiato, reso ancora più prezioso dalla fatica che ci ha portati fin quassù. E mentre qualcuno si gode la vista dall’alto, gli altri sfruttano il tempo di riposo sul greto del torrente per giocare, parlare, andare in cerca di marmotte e godersi il piacere misto a dolore dei piedi nell’acqua gelida, che scende anche dai canaloni ancora innevati appena sopra di noi.
E la fine del campo si avvicina: in molti ci diciamo che i giorni sono passati troppo presto e che sarebbe bello fermarsi ancora qui. Ma non ci perdiamo d’animo e prepariamo insieme la serata finale. Siamo divisi in tre squadre e ognuna deve sottoporre gli educatori e un’altra squadra a delle prove. Agli educatori abbiamo fatto fare un po’ di tutto: prove di abilità e fisiche, ma soprattutto li abbiamo fatti rappare… e non se la sono cavata poi così male. I video compromettenti sono tutti nelle nostre mani: li passeremo al miglior offerente! Ma la serata non è stata solo gioco e divertimento: alcuni di noi hanno scritto una lettera ad alcuni partecipanti del campo. Le leggiamo trattenendo la commozione e sentendo che queste parole esprimono bene le tante emozioni che questi giorni hanno suscitato.
Sono le 23.00 passate e ci prepariamo all’ultima uscita del campo: si va al parco per la veglia alle stelle. A dire il vero di stelle se ne vedono poche perchè la valle è continuamente illuminata dai lampi. Eppure questo spettacolo affascinante e terribile ci aiuta ad alzare gli occhi al cielo, come fece Abramo più di due millenni fa. E se contare le stelle – come gli chiedeva il Signore – è impossibile, puntare verso la luce è un invito che ieri ci siamo sentiti rivolgere con insistenza.
Arriva l’ora di dormire (un po’ più tardi del solito… perché è l’ultima sera!): domani altre sorprese ci attendono!